È per contrastare questa vendita che ieri pomeriggio Altragricoltura, insieme ad una ventina di agricoltori ha occupato simbolicamente le terre, piantando alcuni alberi di ulivi e dando vita, attraverso un'assemblea costitutiva, ad un'associazione, che si chiamerà “Rinascita Lucana”. Con questa associazione “difenderemo non solo questa, ma anche le altre aziende in difficoltà, che sono a rischio di chiusura perché vendute all'asta o perché a rischio di essere soggetti usurati, ha spiegato ieri durante l'assemblea Gianni Fabbris, che ricoprirà anche il ruolo di Presidente. “Siamo un primo gruppo di una ventina di persone, ma abbiamo l'obiettivo di raccogliere quanta più gente possibile, ha continuato Fabbris. “L'associazione ha l'obiettivo di difendere concretamente questa azienda dalla vendita, ma anche di rilanciarla. La proposta di nome dell'associazione, “Rinascita Lucana”, è un nome che guarda al futuro, ma sopratutto al passato. Il nome di Rinascita è un nome storico in tutte le campagne meridionali ed era legato alle cooperative che nascevano dal movimento che occupava le terre una sessantina di una fa. Questa è la prima occupazione in Basilicata da 40 anni a questa parte”, ha concluso il neopresidente.
Un altro obiettivo di Rinascita Lucana è di creare un Gat (Gruppo acquisto Terreni) con il fine di costituire e sostenere gruppi di cittadini risparmiatori per l’acquisto condiviso di una tenuta agricola e la sua conduzione con metodi moderni e sostenibili. Gianni Fabbris con questa operazione, la prima nel sud Italia, intende raccogliere 1 milione di euro e costringere chi ha comprato all'asta a “ritornare indietro e riprendersi i soldi”. “Non metteranno mai piede qui e mai avranno questa terra”, ha dichiarato Fabbris e ha indicato come due le soluzione possibili: o si fa un accordo o il cognome di questi signori farà rima con sciacalli. Fabbris, in colloquio informale, si dice sicuro che queste persone siano di Policoro e punta il dito contro un gruppo di interessi, che insieme ad un “famoso” studio legale della città jonica sfrutta queste situazioni per comprare all'asta beni a basso costo. Il 5 marzo scorso, spiega il portavoce di Altragricoltura, chi ha comprato doveva versare l'intera somma e un commercialista di Matera, dove è avvenuto l'acquisto, doveva rendere noto il nome del compratore, ma questo non è ancora avvenuto.
Il proprietario dell'azienda, Leonardo Conte, si dice pronto anche a dare la sua vita pur di difendere l'azienda di famiglia da questa vendita all'asta. “Il significato di questa occupazione – spiega Conte - è che non si può svendere il lavoro di una vita. Non sono contrario a pagare i miei debiti, ma voglio essere messo in condizione di pagarli onestamente. Da questo a svendere un bene dove ho lavorato una vita non è una cosa giusta, continua Conte. Io non ho perso l'azienda perché sono andato a giocare al casinò, io ho cercato di portare sempre avanti la mia famiglia, purtroppo ho avuto un incidente di percorso causatomi dalle istituzioni dal 1993. In conclusione Conte chiede giustizia alle istituzioni, “che si faccia luce prima su quello che mi è stato fatto. Non vorrei che venga la mafia o uno sciacallo, come è stato definito da Gianni Fabbris, a comprarsi un bene che vale mezzo milione di euro, per un sesto di quello che vale”.
(dal sito www.ilmetapontino.it)
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